12/03/2024
Quando una nave “affonda” è definitivo.
Non c’è più nulla.
Tutto finito per sempre.
Wall Street potrà essere nel mare in burrasca, in una tempesta, dentro a un uragano.
Ma no, non affonda.
(Le parole contano).
Proviamo a distogliere per un attimo l’attenzione dagli argomenti “caldi” (Trump che ha ribaltato il mondo, Musk, e tutte le conseguenze di cui si parla in questi giorni in ogni luogo) e ragioniamo lucidamente di recessione e di crollo delle borse…
Il National Bureau of Economic Research (NBER), responsabile della datazione del ciclo economico, dà la seguente definizione di recessione: “una flessione significativa e generalizzata dell’attività economica che dura per più di qualche mese e che di norma si riflette nel prodotto interno lordo (PIL) reale, nei redditi reali, nell’occupazione, nella produzione industriale e nelle vendite all’ingrosso e al dettaglio”.
Abbiamo utilizzato le date ufficiali del NBER (National Bureau of Economic Research), su elaborazione di Capital Group.
Dal 1950 ad oggi negli Usa, si sono susseguite 11 fasi di espansione economica, intervallate da altrettante 11 recessioni, innescate ogni singola volta da cause diverse.
In totale espansione economica per più dell’85% dei mesi e recessione per meno del 15% dei mesi.
Gli 11 cicli di recessione hanno avuto durata da due a diciotto mesi, con una media di 10 mesi.
La fase di recessione media ha ridotto il PIL del 2,5% mentre la fase di espansione media (69 mesi) ha generato una crescita economica del 25% di PIL.
Non c’è dubbio che a chi è colpito da fallimenti aziendali o licenziamenti, la durata di una recessione possa sembrare un’eternità, ma se ragioniamo dalla prospettiva di investitori di lungo termine, dobbiamo alzare lo sguardo dai nostri piedi e guardare il quadro di insieme.
Nella storia, le recessioni e i mercati azionari ribassisti si sono spesso sovrapposti, con le azioni in anticipo sul ciclo economico di sei-sette mesi sia nella fase discendente che in quella ascendente.
Così è la storia del mondo economico/finanziario.
Non si può cambiare.
Non si può sperare (sperare non è mai una grande strategia) che questa volta sia diverso e che la crescita economica potrebbe essere continua e ininterrotta.
Non può essere così.
Non lo sarà mai.
Occorre invece più semplicemente prendere consapevolezza (la famosa consapevolezza di cui parliamo sempre) di qual sia la realtà: a espansione economica (che ne è il presupposto) presto o tardi seguirà recessione, e che a recessione (che ne è il presupposto) presto o tardi seguirà espansione economica.
Così.
Sempre.
Nei secoli dei secoli.
Le fasi di rialzo sono molto più ampie e durano molto di più delle fasi di ribasso.
A fase di rialzo (che ne è il presupposto) seguirà fase di ribasso (o un crollo) e a fase di ribasso (che ne è il presupposto) seguirà fase di rialzo.
Così.
Sempre.
Nei secoli dei secoli.
E così, sempre, nei secoli dei secoli, sarà anche la reazione emotiva degli investitori: ottimismo, entusiasmo ed euforia nelle fasi di rialzo, pessimismo, panico e disperazione nelle fasi di ribasso.
Emozioni che, se non gestite, possono spingere a decisioni controproducenti.
L’S&P500 con la chiusura del 10 marzo dopo il crollo, è salito:
Il Nasdaq ancora di più:
In base al principio dell’alternanza delle fasi di rialzo e di ribasso, una discesa del mercato ci poteva anche stare, anche solo per riportare i prezzi dei titoli di alcuni settori a multipli più ragionevoli.
Forse speravamo che questa volta sarebbe stato diverso e il mercato non sarebbe più sceso?
Esperti ed economisti provano ad analizzare le cause del crollo, (Trump, Musk, Putin, Zelensky, la Germania, i tassi, le valute, ecc. ecc.).
Informiamoci e parliamone se ci va, oggi se ne parla in tutti i contesti, bar, palestre, treni, uffici, ma prendiamo atto che le reazioni dei mercati sono sempre le stesse.
Indipendentemente da quali siano le cause.
Fino a quando l’attenzione degli investitori (e anche degli addetti ai lavori) sarà rivolta all’analisi dei mercati e a tentare di azzeccare il momento in cui il mercato invertirà il trend (sperando di uscire dal mercato un minuto prima che scenda, e poi di rientrare un minuto prima che risalga), piuttosto che su come impostare un piano di investimento basato sulla disciplina del proprio comportamento, sia durante le fasi di rialzo che su quelle di ribasso, si continuerà a sprecare il più potente propellente disponibile per la crescita del patrimonio personale: il mercato azionario.
E allora per approfittarne occorrono consapevolezza, corrette aspettative, corretto orizzonte temporale e un metodo per la disciplina del proprio comportamento.
Ogni volta.
Sempre.