10/03/2023
È di questo ci piace parlare.
Per i risparmiatori e gli investitori mai come ora (per decidere se investire o disinvestire) sono di fondamentale importanza la consapevolezza, le corrette aspettative, il corretto orizzonte temporale e soprattutto un piano di investimento basato sulla disciplina del comportamento, in modo da aver già risposto, prima di iniziare gli investimenti, alla domanda più pericolosa:
Invece tutto quanto scritto da adesso in poi È SCRITTO SU TUTTI I GIORNALI e per decidere se, come, quando e in cosa investire (o disinvestire) è di poca, davvero poca utilità.
1.2.3.
Il gioco è fatto.
Il Presidente Trump ha ribaltato il mondo e il mondo ha radicalmente cambiato le previsioni dei mercati.
Il programma elettorale di Trump faceva prevedere un aumento del deficit e del debito statale americano.
Gli analisti e le grandi case di investimento ipotizzavano che il debito sarebbe potuto aumentare di 7.500 miliardi di dollari, nello scenario di base.
Questo ha influito sui prezzi dei titoli Usa perché il mercato temeva l’arrivo di una valanga di nuove emissioni di titoli, con conti sempre più fuori controllo.
Inoltre, la promessa di interventi sui dazi e sull’immigrazione si portavano dietro un possibile effetto inflattivo (nelle previsioni di allora) e riducevano le probabilità di nuovi tagli dei tassi da parte della Fed.
Per questo i rendimenti dei titoli americani sono saliti da 3,61% di metà settembre 2024 a 4,79% di metà gennaio 2025 (pochi giorni prima dell’insediamento alla casa Bianca).
I fatti, da quando Trump si è effettivamente insediato (dazi si, dazi no, dazi forse, dazi più, dazi meno), sono riusciti a minare la fiducia dei consumatori e delle imprese americane e l’economia Usa ha tirato violentemente il freno a mano.
Era assolutamente imprevedibile solo due mesi fa e invece oggi tanti indicatori economici lo dimostrano, compreso il documento della Fed di Atlanta che ipotizza addirittura una possibile recessione già nel primo trimestre 2025.
Inoltre, l’attività di Elon Musk per ridurre la spesa pubblica, ha ridimensionato i timori di conti pubblici fuori controllo e di conseguenza le attese di nuove emissioni di titoli.
Morale?
I rendimenti dei titoli decennali americani (al contrario delle previsioni e al contrario di quelli europei) hanno subito un brusco calo: sono passati dal 4,79% di metà gennaio al 4,23% di oggi.
Un calo di oltre mezzo punto.
In Europa le crescenti preoccupazioni per il disimpegno militare americano hanno spinto Bruxelles ad allestire dalla sera alla mattina un piano di riarmo e difesa da 800 miliardi di euro, la gran parte del quale (a parte 150 miliardi di debito comune) sarà finanziato da debiti nazionali dei diversi paesi, con aumenti del debito pubblico e di emissioni di nuovi titoli di Stato.
E la Germania ha messo anche il carico da 11: ha annunciato di voler istituire un fondo da 500 miliardi di euro per le infrastrutture, con alcune esclusioni dal calcolo del “freno del debito”.
Insomma: tana libera tutti per la spesa pubblica.
Questa miscela esplosiva di fatti e di annunci ha prodotto i suoi risultati: in pochi giorni i prezzi dei Bund tedeschi sono scesi fino a generare un rialzo del rendimento di oltre mezzo punto, trascinando anche i BTP e tutti gli altri titoli europei.
Quelle americane da inizio anno sono negative (S&P500 – 2%, Nasdaq -6%) mentre quelle europee sono state fino adesso euforiche (Francoforte + 15%, Milano + 12%, Madrid +14%).
Perché?
In Usa si registrano gli annunci delle aziende, in particolare quelle della tecnologia, di un aumento degli investimenti in America (chissà se sono investimenti a fini politici o economici).
Le magnifiche 7 hanno infatti promesso investimenti per 331 miliardi nel 2025 e per 363 miliardi nel 2026.
Ma i mercati si interrogano: tutti questi investimenti, produrranno ritorni reali effettivi?
Che cosa potrebbe succedere se i cinesi (ad esempio DeepSeek o Alibaba) fossero davvero capaci di imporre al mercato l’intelligenza artificiale low cost?
Non sarà un caso che a trascinare al ribasso i mercati siano proprio i titoli delle big tech (Tesla perde dai massimi oltre il – 45%, NVIDIA oltre il -30%).
Quelle europee (fino ad ora) hanno beneficiato di buone notizie: l’aumento della spesa pubblica, che spinge l’economia.
Il solo piano tedesco da 500 miliardi per le infrastrutture potrebbe, calcola Goldman Sachs, aumentare la crescita del Pil fino all’1% all’ anno.